Shama - Somiglia al rumore dello scoppio di un petardo. E lo si avverte passando accanto alla sede del Combat service supporto battalion (Cssb) che si staglia - maestosa e fredda - nei pressi del centro della base della missione Unifil di Shama, municipalità che da Beirut dista poco meno di ottanta chilometri. «Tranquilli, è solo il timbro per affrancare la posta», rassicura il sergente maggiore Giuseppe Galiano.
Tutti i militari del contingente italiano che lavorano per il mantenimento della pace tra libanesi e israeliani, conoscono lui e il suo ufficio. E non soltanto perché è successivo alla stanza in cui è conservata la bandiera di guerra del X reggimento trasporti, ossequiata più di un colonnello. «Ma perché è qui che affidano, a un viaggio lungo e un po’ nostalgico, il loro cuore», chiarisce il sergente che è responsabile dello smistamento postale del contingente. Quarantuno anni, da San Donaci provincia di Brindisi, Galiano è l'uomo che con un colpo secco affranca assicurate e raccomandate. «Deve essere così forte: è un guller», spiega e specifica: «Oltre alla macchia di inchiostro, il timbro lascia una marcatura che è la mania dei marcofili».
E chi sono? «I collezionisti». Ecco perché tra scatole, francobolli, buste e fogli qui ci sono anche missive - spedite da ogni angolo del mondo - in cui si richiede il timbro simbolo della missione Leonte. «Le sarei grata se mi inviasse una cartolina o un depliant», scrive una signora dall'Italia.
«Gli appassionati di storia di posta militare sono così», commenta il sergente. I suoi occhi neri, le zeta pronunciate con la tipica asprezza brindisina e la voce profonda ricordano un pugliese doc: Al Bano Carrisi. «Sarà perché siamo parenti», dice sarcastico. Perché Galiano e il cantante di Cellino San Marco sono quasi cugini. «Mio nonno materno e il suo papà erano fratelli», puntualizza. Per questo, anche lui è «costretto» a cantare: fa parte del gruppo che in ogni occasione religiosa celebrata nella base Onu, intona canzoni e inni sacri. «Ma io non ho la vocalità di mio cugino», sottolinea con il sorriso. In comune però, hanno sicuramente il romanticismo. Perché quando gli si chiede cosa prova a smistare le lettere che i militari gli consegnano, afferma: «I colleghi sono solitamente fasciati nella rigidità della divisa che indossano; qui però vedi uomini che soffrono la lontananza dagli affetti e capisci che in quei 28 grammi (è il peso di una busta con lettera, ndr) ci sono in realtà chili di amore».
Galiano è a Shama dallo scorso 13 novembre, da allora ha smistato 46 raccomandate, 34 prioritarie, 36 avvisi di ricevimento, 8 assicurate e 39 lettere private: carta e penna si usano tanto. «La scrittura non è fredda, esprime sensazioni, emozioni che chi legge può cogliere: scrivere consente a un'anima di raccontarsi», dice mentre con un altro colpo secco che fa tremare il tavolo affranca una busta gialla. Lui da quando è Libano non ha ancora spedito una lettera: «Lo farò presto», promette e rivela già l'incipit della lettera indirizzata alle due figlie: «Cara topolina e cara principessa». E alla moglie che condivide con lei la vita da quasi venti anni? «Preferisco mantenere la privacy», sussurra dolcemente.
fonte: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/blog/gdm/post.php?IDBlog=513&IDPost=3986